La compensazione fiscale legittima il dissequestro disposto per reati tributari: non esistono forme legislative tipiche per l’estinzione del debito con l’erario, che fa cessare le esigenze cautelari. E dunque il contribuente indagato per saldare le passività nell’ambito del ravvedimento operoso può portare utilizzare i crediti d’imposta: la procedura prevista dalle Entrate ha effetti immediati, diversamente dalla rateizzazione del debito che costituisce un impegno di adempimento futuro del debito. Spetta poi al giudice esaminare le carte, verificando l’effettiva sussistenza dei crediti tributari offerti in compensazione.
Lo ha stabilito la Cassazione con sentenza 17116 del 24 aprile 2024, che interviene su di una vicenda già finita all’esame della Suprema corte, accogliendo il ricorso del legale rappresentante di una srl.