Uno studio associato (associazione professionale) è costituito da un commercialista e un consulente del lavoro.
Il commercialista, con scrittura privata autenticata, intende recedere dallo studio, l’attività verrebbe proseguita dal consulente del lavoro (ovviamente nei limiti delle proprie competenze ordinistiche, avvalendosi di collaboratori esterni per le materie di competenza di dottori commercialisti).
Nelle società di persone che esercitano attività di impresa è comune, in caso di mancata ricostituzione della pluralità dei soci, procedere con l’assegnazione dell’azienda al socio superstite e proseguire l’attività come ditta individuale, ma nel caso prospettato, ci si può comportare allo stesso modo?
In altre parole, i contratti con i clienti dello studio associato, i rapporti di lavoro, le locazioni, le utenze, i cespiti, in mutui bancari, le rateizzazioni con il fisco, proseguirebbero con l’associato superstite senza soluzione di continuità come desiderato dalle parti, oppure il recesso di uno dei due soci comporterebbe, senza la ricostituzione della pluralità dei soci, lo scioglimento della associazione (vista l’attività professionale non essendoci alcuna “azienda” da assegnare) con la conseguente necessità di stipulare nuovi contratti di lavoro, nuovi mandati professionali, ecc. in capo al socio superstite?
Grazie cordiali saluti,