
Con l’ordinanza n. 25143 del 13 settembre 2025, la Corte di Cassazione è tornata a esaminare il complesso confine tra spese di rappresentanza e spese di pubblicità, ribadendo che il discrimine non risiede nella gratuità della prestazione o nella natura dell’evento, ma negli scopi perseguiti dall’impresa.
Le prime — afferma la Suprema Corte — mirano a rafforzare l’immagine e il prestigio della società, senza attendersi un immediato incremento delle vendite; le seconde, invece, sono direttamente collegate alla promozione dei prodotti e servizi offerti, in funzione di uno sviluppo commerciale immediato.