Illegittimo l’accertamento fiscale basato su versamenti bancari sospetti se il contribuente dimostra che si tratta di liberalità provenienti dal padre benestante.
Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con l’ordinanza n. 20958 del primo ottobre 2020, ha respinto il ricorso dell’Agenzia delle entrate.
Confermato dunque l’esito della Ctr Lombardia che aveva accolto parzialmente l’appello del contribuente ritenendo che una parte dei versamenti derivasse da un atto di liberalità del padre.
Secondo la Cassazione, la presunzione legale "juris tantum" nascente dal D.P.R. n. 600 del 1973 art. 32 comma 1, n. 2, può essere vinta dal contribuente soltanto se offre la prova liberatoria che dei movimenti sui conti bancari egli ha tenuto conto nelle dichiarazioni, o che gli accrediti e gli addebiti registrati sui conti non si riferiscono alle operazioni imponibili, occorrendo all'uopo che vengano indicati e dimostrati dal contribuente la provenienza e la destinazione dei singoli pagamenti con riferimento tanto ai termini soggettivi dei singoli rapporti attivi e passivi, quanto alle diverse cause giustificative degli accrediti e dei prelievi (cfr. Cass. 21800/2017 e 26111/2015).
Ne consegue che il contribuente è tenuto a fornire non una prova generica, ma una prova analitica, con indicazione specifica della riferibilità di ogni versamento bancario, in modo da dimostrare come ciascuna delle singole operazioni effettuate sia estranea a fatti imponibili, dovendo poi il giudice verificare in modo rigoroso l'efficacia dimostrativa delle prove fornite a giustificazione di ogni singola movimentazione accertata, rifuggendo da qualsiasi valutazione di irragionevolezza ed inverosimiglianza dei risultati restituiti dal riscontro delle movimentazioni bancarie (cfr. da ultimo Cass. 10480/2018, 104/2019 e 9423/2020).
Nel caso di specie è stato accertato che buona parte degli importi recuperati a tassazione è affluita nel conto corrente del contribuente mediante quattro bonifici bancari disposti dal padre, con causale finanziamento. La Ctr non aveva rilevato alcun elemento contrario idoneo a mettere in dubbio il carattere di liberalità degli atti di disposizione del padre verso il figlio, anche tenendo conto della capacità finanziaria del donante.
Sul punto si ricorda che con sentenza 9903 del 2020 la Cassazione ha precisato che il contribuente può far annullare l’accertamento fondato sui versamenti in banca sospetti producendo una dichiarazione giurata di chi ha donato il denaro