Legittimo l’accertamento induttivo dell’Agenzia delle entrate basato sulle indagini bancarie da cui emergono movimenti di somme su conti intestati a società riferibili al contribuente. Una volta che l’ufficio chiede giustificazioni riguardo ad operazioni effettuate su conti correnti intestati a terzi e il contribuente non dia alcun riscontro, non spetta all’amministrazione dimostrare che tali provviste siano riferibili al contribuente personalmente. Compete, infatti, al privato giustificare i movimenti sospetti su conti correnti intestati a terzi.
Lo ha stabilito la Cassazione con l’ordinanza 7360 del 19 marzo 2024 con cui è stato accolto il ricorso dell’Agenzia delle entrate.