Il Consiglio nazionale dei commercialisti - con una missiva all'Agenzia delle Entrate - ha richiesto, nuovamente, la proroga della scadenza del 31 ottobre per l’adesione al Concordato preventivo biennale.
Le motivazioni alla base della richiesta del CNDCEC, sono le numerosissime segnalazioni con cui contribuenti e professionisti evidenziano “l’insufficienza del termine del 31 ottobre” per l’accettazione della proposta e la trasmissione all’Agenzia delle Entrate delle dichiarazioni, alle quali devono essere allegate dette accettazioni.
Tale termine, così ravvicinato rispetto alle recenti novità normative, non consente una corretta valutazione sulla possibilità di aderire al ravvedimento operoso speciale ex DL 113/2024.
Nella missiva inviata al CNDCEC, si evidenzia che: “Ancorché il termine per avvalersi di quest’ultima opportunità sia stato fissato dal legislatore al 31 marzo 2025 – scrive de Nuccio –, è evidente il collegamento reciproco tra concordato preventivo e ravvedimento speciale, nel senso che il CPB è il presupposto del ravvedimento che può costituire un elemento decisivo ai fini dell’adesione alla proposta concordataria”.
Un elemento dirimente, dunque, che dovrà essere valutato con attenzione dall’“ampia platea di soggetti” potenzialmente interessati al CPB (quasi 5 milioni di partite IVA) e dai loro commercialisti di fiducia, chiamati a svolgere “una delicata attività di informazione e analisi preventiva dell’evoluzione del business dei loro assistiti nel biennio di validità del concordato”.
Per questo, secondo i commercialisti, sussistono tutti i presupposti per il differimento della scadenza, che “trovano conferma” non solo nei principi generali dello Statuto dei diritti del contribuente, ma anche nel DL 16 ottobre 2017 n. 148 (convertito dalla legge 4 dicembre 2017 n. 172) secondo cui “i termini per l’adempimento degli obblighi dichiarativi e comunicativi relativi ai tributi amministrati dall’Agenzia delle Entrate possono essere prorogati con provvedimento del Direttore della medesima Agenzia, adottato d’intesa con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, in presenza di eventi o circostanze che comportino gravi difficoltà per la loro regolare e tempestiva esecuzione”.
Nella sua missiva, de Nuccio auspica anche che l’Amministrazione finanziaria metta a disposizione dei professionisti “strumenti volti a semplificare la raccolta e il recupero dei dati e delle informazioni dei contribuenti relativi alle annualità 2018-2023 necessari per facilitare la definizione e l’adesione al concordato preventivo biennale”.
Ciò che serve, per l’UNGDCEC, non è, quindi, solo il differimento della scadenza del 31 ottobre, ma anche una “maggiore stabilità” normativa, che permetta a contribuenti e professionisti di valutare correttamente tutti i pro e i contro di un’eventuale adesione al concordato.