Buongiorno.
Una Società di gestione immobiliare sottoscrive un contratto di leasing il 26/10/2006 (decorrenza 01/03/2008, durata 15 anni) per l’acquisizione di un complesso immobiliare (due unità D/7 e un’unità A/10) del valore di 1.000.000.
Nel corso dei vari anni sono stati sostenuti costi per canoni leasing per 1.200.000, imputati interamente a costo (B8) nei vari bilanci di esercizio, dei quali si sono detratti ai fini IRES 840.000 (70%). In considerazione dell’unitarietà del compendio immobiliare (uffici all’interno del capannone industriale), non si è considerata la presenza di unità di categoria catastale A/10, ed è stata “forfettariamente” adottata la percentuale di indeducibilità del terreno sottostante prevista per i fabbricati industriali, pari al 30%.
In data 10/08/2024 (dopo aver usufruito del prolungamento della durata per la moratoria COVID), l’immobile è stato riscattato per 10.000.
Nel caso si proceda alla vendita dell’intero complesso immobiliare per il valore di 700.000, ci si chiede qual è il valore da contrapporre al prezzo di vendita per determinare la plusvalenza:
a) 10.000 valore di riscatto;
b) 10.000 valore di riscatto + 360.000 valore terreno non dedotto nel corso degli anni, quale quota parte dei canoni di leasing imputabile al terreno = 370.000;
c) 10.000 valore di riscatto + (?) valore terreno considerando il 30% per i fabbricati industriali (D/7) e il 20% per gli altri fabbricati (A/10) = (?).
Nell’ipotesi a), si ritiene che vi sarebbe un’ingiusta duplicazione d’imposta; nel caso c), oltre a una parziale duplicazione d’imposta, vi sarebbe difficoltà nel ripartire i valori tra i fabbricati delle varie categorie (in proporzione alle rendite catastali?).
Si chiede infine conferma che, qualora sia adottabile la soluzione b), a decorrere dalla dichiarazione dei redditi relativa al 2024, si debba compilare il quadro “RV” per dare evidenza del differente valore di iscrizione in bilancio (10.000), rispetto al valore fiscalmente riconosciuto (370.000).
Grazie